Felicità e lotta di classe
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
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Felicità e lotta di classe

di Luigi VAVALÀ –

In questi ultimi decenni, nonostante una evidente regressione storica complessiva a difficilissime condizioni di vita e addirittura di sopravvivenza, si è quasi persa nel senso comune la percezione degli aspetti drammatici della storia umana e al tempo stesso si è smarrito lo sguardo su un orizzonte possibile di civilizzazione differente in grado di proteggere la vita umana e, per quanto attuabile, poter respirare la gioia di vivere.

La reale lotta di classe o sociale non ha solo manifestazioni clamorose e violente, ma anche più sottili, la cui posta è la gioia di vivere e la libertà che ne è la condizione.

Piero Bevilacqua ha il grande merito di decifrare complesse stratificazioni storiche materiali e ideali, presentando con tenacia il tema dei varchi, dei respiri e delle possibilità fattuali e concrete a fronte di una civilizzazione che accentua gli aspetti dello spreco, della distruzione, della gabbia ascetica d’acciaio, e della minaccia alla stessa sopravvivenza della nostra specie.

Il suo lavoro storico e il suo impegno civile non sono dominati dall’utopia o da forme romantiche e neanche da una fiducia nelle tecniche neutrali, ma da una fiducia antidispotica, antiautoritaria, antiburocratica, accrescendo i momenti di autogoverno in sintonia con quelli di forza dell’intelligenza delle menti associate.

Il suo libro Felicità d’Italia parte da Carlo Cattaneo e quindi dal punto decisivo dell’intelligenza sociale e aggiornando i temi della facilitas e della felicità umana possibile, completamente e volutamente tralasciati e abbandonati dal luteranesimo, dal calvinismo, dalla tremenda controriforma cattolica, ed in parte ripresi dall’illuminismo nelle sue diverse versioni.

L’acqua, il clima, il territorio, gli habitat naturali, le favorevoli stagioni estive in questa nostra zona del mondo, rappresentano le precondizioni di un possibile gioioso vivere umano, arginando violenze alluvionali, sismiche, vulcaniche, o di altro tipo; con la natura si coopera e si lotta al tempo stesso; Cattaneo ha avuto uno sguardo lungo e acuto sulla formazione delle associazioni umane, criticando l’apologia del selvaggio, attuata in parte da un certo Rousseau.

Domande:

  • Di Cattaneo, Piero, condivide sicuramente la robusta sollecitazione antiautoritaria e anche la fiducia di poter smantellare le superstrutture burocratiche dello Stato, che sollecitate dalle voracità del capitale e dallo sprone del profitto, non rispettano le biodiversità, distruggono le peculiarità della nostra agricoltura, rendono poco belle e fruibili le nostre splendide città, aggrediscono il carattere gratuito delle culture, non difendono adeguatamente cooperazione ed associazionismo intelligente.
  • L’idea di Cattaneo della corrispondenza dell’intelligenza inventiva con quella di protezione e previdenza dipendente dall’accumulazione delle ricchezze, non va a cozzare contro il mancato avvertimento dei caratteri peculiari e specifici del tipo di accumulazione storicamente in atto? (Nicola Badaloni, Storia d’Italia)
  • L’accumulazione storica all’origine del capitalismo moderno è stata violenta e non ha collegato scienza e disponibilità sociale;
  • Ritorna nelle pagine acutissime di Piero, la presenza e la rilevanza di Marx, che notoriamente si dichiarava non marxista.
  • Resistenze alla bulimia dei processi di accumulazione ed alla pervasiva mercificazione: avrei aggiunto il tema delicato della scuola, perché da anni ormai, da tanti anni, lo sprone del profitto aggredisce le comunità scientifiche e la cultura in senso lato; questa aggressione è pesante ed assume diverse forme ma il filo conduttore sembrerebbe chiaro ed andrebbe proposto un campo di visibilità pregnante sull’altissima posta in gioco e le attuali classi dirigenti non sembra siano del tutto consapevoli: drammatico togliere il carattere gratuito e disinteressato della cultura e della formazione umana; il diritto sacrosanto di collegare studio e gioia delle scoperte, almeno sino a 17-18 anni e senza sottoporre a torsione lavorativa già gli adolescenti, interferendo sul respiro della scoperta e preparandoli subito ad una mercificazione spendibile in agguato; gravissime le modalità e la filosofia dell’attuale alternanza scuola-lavoro, così acriticamente accettata quasi da tutti e che lo sprone del profitto ha reso subito necessaria e fatale, dimenticando che gli anni della formazione devono fare acquisire il punto di altissima civiltà della natura umana come fine a se stesso…
  • Piero propone e sollecita la formazione di riserve di resistenza alla universale mercificazione; sarà sufficiente? Per conto mio servirebbe una netta e marcata sottodeterminazione dello sprone del profitto ai meriti ed ai bisogni, seguendo un principio di egemonia;

 

Il grande economista del secolo scorso, Piero Sraffa, amico forte di Antonio Gramsci e di L. Wittgenstein, ha sostenuto, a suo tempo, con fondamento, che la legge tendenziale della caduta del saggio di profitto diverrebbe immediatamente una realtà, se non avesse come proprio freno lo sviluppo tecnologico.

Filosofi e scienziati di altissimo livello percepiscono che si tratta di un immane problema, che condiziona fortemente il nostro vivere associato, creando gravi danni e guasti, speriamo non irreversibili.

Per il bene del genere umano penso sia storicamente necessario togliere il principio di egemonia allo sprone del profitto, oggi particolarmente feroce e aggressivo.

Purtroppo a molto senso comune oggi è tolto il campo analitico e pratico di visibilità; per questo non ritengo sufficienti le semplici e pure importanti sacche di resistenza proposte da Piero.

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